Le ombre della sera by Bruno Morchio

Le ombre della sera by Bruno Morchio

autore:Bruno Morchio [Morchio, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-10-23T22:00:00+00:00


12.

SULLE TRACCE DI LOU

L’ultima volta che ho visto Lou Suárez è stato al funerale di Cesare, otto anni fa. In quella rovente mattina di luglio le ho incontrate entrambe, la moglie e l’amante, e tutto quello che sono riuscito a dire è stato: «Ciao, Lou, mi dispiace».

Camminava tra la folla come se intorno a lei non ci fosse nessuno. Ho riconosciuto la corporatura minuta e la cascata di capelli biondi e mossi. Quando l’ho intercettata eravamo all’altezza della Lanterna, la trattoria della comunità di San Benedetto al Porto, e ho pensato che al funerale mancava solo lui, don Andrea Gallo: se n’era andato appena due anni prima, con il suo sigaro toscano e il suo carisma. Mi sono avvicinato e ho impattato contro la sua impassibile disperazione. Lou ha interpretato la sua ingrata parte fino all’ultimo giorno, con una dedizione in odore di sacrificio. E forse ha continuato a farlo anche dopo, portando sulla tomba di Almansi anonimi mazzi di fiori destinati a esalare fragranze di sogni infranti e ricordi struggenti condannati a restare segreti.

Ciao, Lou, mi dispiace.

Chissà cosa volevo dire. Che ero addolorato per la morte del mio amico? Dispiaciuto per la perdita che lei aveva subito? Mi stavo scusando per non averla cercata – nemmeno una telefonata – dopo la tragedia? O piuttosto volevo ricordarle che tutte queste cose restavano vere nonostante il fatto che la presenza di Cesare avesse reso impossibile il mio patetico sogno d’amore?

In quella torrida mattina, mentre si muoveva schiacciata da un peso invisibile che ne affaticava il passo, vestita come una signora a lutto, con una camicetta bianca, una gonna nera al ginocchio e un paio di scarpe col tacco, non sembrava farsi domande, la sua mente era altrove, lontana. Ha forzato un sorriso incolore che forse voleva esprimere gratitudine, o piuttosto comunicarmi che tra noi non c’era bisogno di parole, mi ha afferrato la mano e ha stretto forte. Portava un paio di grandi occhiali scuri che coprivano lacrime che nessuno avrebbe potuto consolare, perché del loro amore non si poteva parlare. Sembrava spaesata in mezzo a quella folla oppressa dal caldo e da un oscuro senso di colpa, sola e avvilita al punto che starle vicino mi ha fatto sentire di troppo e l’ho lasciata andare. Del resto, era stata lei a dissipare ogni illusione sulla possibilità che per noi ci fosse un futuro, ribadendo che il suo legame con Cesare era troppo forte e non ci avrebbe mai rinunciato.

Non nego che in quegli anni, anche se da tempo avevo preso confidenza con la solitudine, il pensiero correva spesso ai suoi occhi cerulei, a quelle mani piccole da bambina, alla sua voce rauca, e mi è successo un’infinità di volte di sbirciare il telefono con la speranza di trovare una sua chiamata o un messaggio. Ma non ci ho mai creduto veramente, neanche dopo la morte del suo amante, e avevo ragione. Mi è anche capitato di sognarla adolescente, quasi il subconscio volesse suggerirmi che per averla avrei dovuto conoscerla molti



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